
“Ogni luogo sacro è una sorgente che non inaridisce.”
Arturo Graf, poeta
A Santa Brigida, piccolo paese della Val Brembana in provincia di Bergamo, si trova il Santuario della Beata Vergine Addolorata, legato a una lunga storia di fede. Le prime notizie risalgono al X secolo, quando fu costruita una cappella, forse sui resti di un antico luogo di culto di probabile origine celtica.
L’edificio attuale è il frutto di secoli di trasformazioni. Nel XIV secolo il paese si separò dalla pieve di San Pietro di Primaluna, in Valsassina, diventando la prima parrocchia della Valle Averara.
Nel corso del tempo furono aggiunti elementi artistici di pregio: affreschi del XII secolo, opere di Pietro de Asenelis sul portico e dipinti di Angelo Baschenis nella cappella di San Nicola da Tolentino.
Nel 1858 la chiesa ricevette un organo di Deodato Bossi, oggi collocato nella nuova parrocchiale costruita nel 1925. In quell’occasione l’antica chiesa fu trasformata in santuario dedicato alla Madonna Addolorata. La casa del curato e l’ossario del cimitero vennero demoliti, ma una parte dell’ossario resta visibile sotto l’altare, raggiungibile da un accesso esterno.
Il santuario sorge poco fuori dal centro, lungo la strada per Cusio, vicino al cimitero. La struttura attuale, probabilmente ricostruita nel XV secolo dopo una frana, mostra tracce di sopraelevazione, evidenti nella collocazione degli affreschi più antichi. L’architettura è semplice: facciata a capanna, aula unica senza colonne e murature rustiche. Il portico esterno ha pilastri quadrati, un basso muretto e una scaletta semicircolare che supera il dislivello del terreno.
Sulle pareti del portico restano affreschi a tema macabro, testimonianza della sensibilità religiosa medievale. Nel Novecento il patronato San Vincenzo ne fece un centro estivo, mantenendo vivo il legame con la comunità.
Per le sue origini, il suo impianto costruttivo e il linguaggio architettonico, il Santuario rientra tra le architetture sacre storiche di epoca medievale, con successivi interventi rinascimentali e adattamenti novecenteschi. Oggi resta un luogo dove arte e devozione si intrecciano, custodendo memoria e identità del paese.
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