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Colonna di Sant'Alessandro - Città Alta (BG)

Fuori dalle mura di Bergamo Alta, all’incrocio tra via Tre Armi e via Borgo Canale, sorge una colonna isolata. È un monumento semplice ma carico di significato: segna il punto in cui si trovava l’antica Basilica di Sant’Alessandro, demolita nel 1561 per consentire la costruzione delle mura veneziane.

Per secoli quel luogo fu il cuore religioso della città, centro di culto e memoria civica. Secondo la tradizione, fu Santa Grata a far erigere la prima chiesa, portandovi le reliquie di Sant’Alessandro, soldato e martire cristiano decapitato nel III secolo per aver rifiutato di rinnegare la fede.

La costruzione della basilica, avviata forse sotto il primo vescovo di Bergamo, San Narno, si completò nell’Alto Medioevo, intorno all’VIII secolo. Collocata tra il Colle di San Giovanni e quello di San Vigilio, dominava la città e attirava pellegrini da tutto il territorio.

Nel IX secolo, in un periodo segnato da invasioni e timori, accanto alla chiesa fu edificata la Torre di Adalberto, ancora oggi visibile nei pressi di Piazza Cittadella. Col passare dei secoli il santuario mantenne la sua importanza, finché nel pieno Rinascimento, con l’arrivo della Repubblica di Venezia, Bergamo avviò un vasto progetto di rinnovamento urbano.

Le nuove esigenze militari imposero la costruzione delle possenti mura e di Porta Sant’Alessandro. Per far spazio a queste opere, la basilica venne abbattuta nel 1561.

Oggi restano solo pochi segni: una pala d’altare di Jacopo Scipioni, custodita nella chiesa di San Pancrazio, e l’altare maggiore, trasferito in quella di Sant’Alessandro in Colonna. Sul luogo originario s’innalza la colonna commemorativa, inaugurata il 28 aprile 1621 dal vescovo Giovanni Emo.

Un’indagine del 1961 ha rivelato che la colonna è in granito di Numidia, non in pietra di Sarnico come si credeva. Questo materiale, tipico dell’architettura romana, fa pensare che la basilica sorgesse sopra un antico tempio pagano, le cui strutture furono riutilizzate. Così, in quel punto silenzioso, il Rinascimento bergamasco si intreccia con la fede e con le radici più antiche della città.

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