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San Martino della Pigrizia - Valle (BG)

Tra Longuelo e Borgo Canale, alle porte di Bergamo, si apre una piccola valle che porta un nome curioso: “San Martino della Pigrizia”. L’origine di questa denominazione va ricercata nella particolare esposizione del versante, meno soleggiato rispetto ad altre zone della valle di Astino.

Qui i raccolti maturavano con lentezza, dando l’impressione di una natura “pigra” nel crescere. In epoca medievale il luogo era citato come “San Martino ad Pigriziam”, e da questa espressione deriva la forma attuale.

Al centro della valle, nella località detta Corna, sorge la chiesa dedicata a San Martino, attestata fin dal IX secolo. La costruzione, più volte rimaneggiata, rappresenta una delle testimonianze più antiche della presenza religiosa nella zona collinare. La chiesa fu punto di riferimento per i piccoli nuclei abitati e per i contadini che coltivavano i terreni circostanti.

Accanto al valore storico e religioso, San Martino della Pigrizia è legato anche a un prodotto agricolo particolare: la “Scarola di Bergamo”. Si tratta di un ecotipo locale di indivia invernale, il Cichorium endivia latifolium, coltivato da secoli sui terreni che circondano le mura di Città Alta. Questa verdura, nota per il cespo compatto e il cuore chiaro, ha trovato nelle colline bergamasche il suo habitat ideale. La Camera di Commercio di Bergamo, nel 2020, ha redatto un disciplinare per tutelarne la coltivazione e valorizzarne le qualità.

La lavorazione tradizionale della scarola prevede una fase detta “imbianchimento”, indispensabile per ottenere foglie più tenere e dal gusto delicato. Questa pratica si realizza in due modi: in cantina, disponendo le piante al buio e mantenendo l’umidità per circa una decina di giorni, oppure in campo, coprendo i cespi con paglia e teli fino al momento della raccolta.

Oggi la scarola bergamasca è apprezzata sia cruda, per la sua croccantezza, sia cotta in numerose ricette locali. È ingrediente tipico di piatti come gnocchi, lasagne, crespelle o risotti, ma anche semplice contorno stufato insieme a salamella e polenta, unendo gusto e tradizione contadina.

Così, tra storia, fede e gastronomia, San Martino della Pigrizia resta un angolo ancora poco conosciuto ma strettamente legato all’identità bergamasca.

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