
“L’architettura è il punto d’incontro tra la bellezza e la funzione sociale.”
Gio Ponti, architetto e designer
Il Palazzo delle Poste e Telegrafi di Bergamo si trova tra via Locatelli e via Masone. Fu costruito tra il 1929 e il 1932 su progetto dell’ingegnere Angiolo Mazzoni, figura di spicco nell’architettura pubblica degli anni Trenta.
L’edificio rientra in un più ampio intervento urbanistico coordinato da Marcello Piacentini, vincitore nel 1907 del concorso per la sistemazione dell’area della Fiera, che prevedeva il completamento della zona nord della città bassa.
Il palazzo, concepito con linee sobrie e forme massicce, è stato pensato per dare un senso di solidità e ordine. All’angolo sud-occidentale svetta una torre con orologio che riprende, per forma e funzione, la vicina Torre dei Caduti, costruita anch’essa su disegno di Piacentini.
La facciata principale presenta cinque colonne monumentali, ciascuna con una statua simbolica. Le opere furono affidate a tre scultori bergamaschi: Francesco Minotti scolpì “San Cristoforo”, protettore dei viandanti; Giovanni Manzoni realizzò “L’Italia cattolica” e “L’Italia fascista”; Nino Galizzi si occupò di “L’Italia etrusca” e “L’Italia romana”.
Su via Locatelli si protende un corpo avanzato che ospitava originariamente la sala dei telegrafi. Su via Masone, una lunga finestra verticale illumina il vano scale. Vicino agli ingressi della torre si trovano due lampade decorative, oggi prive di alcuni dettagli simbolici originari.
All’interno, nonostante varie ristrutturazioni, restano ancora visibili eleganti elementi originari come pavimenti in marmo, inferriate e cornici. Mazzoni collaborò con Napoleone Martinuzzi per arredi e dettagli in vetro.
Nella sala destinata ai telegrammi si trovano due grandi tele di Mario Sironi: “L’agricoltura” e “L’architettura”, che completano con forza espressiva il tono monumentale dell’edificio.
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