
“Fermati qui, questo è il limite imposto dalla natura.”
Publius Virgilio Maro “Eneide” – Poeta romano – (70 a.C.-90 a.C.)
La piccola lapide con la scritta latina “NON LATIUS”, posta all’inizio di via della Noca a Bergamo, conserva la memoria della grande trasformazione della città durante la dominazione veneziana e del cantiere delle Mura Venete.
Il blocco di pietra si trova sulla sinistra salendo oltre l’Accademia Carrara, vicino alla scalinata che porta a Porta Sant’Agostino. È sormontato da un elemento triangolare simile a un piccolo tetto e reca l’avvertimento “Non oltre”, inciso a fine Cinquecento per indicare un limite da rispettare.
La Repubblica di Venezia aveva deciso di proteggere Bergamo con possenti fortificazioni, e per farlo impose l’apertura di uno spazio libero attorno alle mura.
In questa fascia di rispetto non si poteva costruire, perché doveva garantire la visibilità delle difese e lo spazio necessario a eventuali manovre militari. La distanza iniziale fu fissata in mille piedi veneziani, pari a circa 350 metri, misura ritenuta indispensabile per evitare ostacoli davanti alle fortificazioni.
La nuova regola comportò demolizioni e proteste, poiché molte case e terreni privati vennero coinvolti. Alcuni senatori bergamaschi ottennero una riduzione del divieto e la fascia libera fu ridotta a 25 pertiche, circa 50 metri.
Questo limite ristretto venne segnato con colonnette poste nei punti più sensibili del perimetro murario, tra cui quella oggi visibile in via della Noca. La pietra non serviva solo come segnale materiale, ma come norma da rispettare per preservare le funzioni difensive della città. L’interpretazione del termine “Noca” è legata al territorio circostante: indica un modesto sperone o un rialzo artificiale formatosi durante gli scavi e i riporti eseguiti per costruire le mura. Anche questo dettaglio testimonia come l’intera area sia stata modellata dal cantiere militare veneziano.
La lapide, probabilmente l’ultima rimasta del suo genere, rappresenta oggi un raro documento della gestione urbana imposta dalla Serenissima e delle modifiche che cambiarono l’aspetto della città, legandola per secoli alla sua cinta muraria.
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