“La speranza è come un filo di seta: invisibile ma forte”
Helen Keller

Gli antefatti
La storia della Filanda Rasica è di molto antecedente all’era industriale. Alcuni documenti conservati presso l’Archivio Storico di Bergamo dell’anno 1469 documentano l’esistenza di un mulino a due ruote per la molitura dei cereali, dove oggi sorgono i resti dello stabilimento.
Il mulino sfruttava le acque di quello che allora si chiamava “Canale Marzola”, poi rinominato “Roggia Brembilla”. Nel tempo, accanto al mulino venne installata una segheria, da cui deriva il nome “Rasica” dal latino resecare cioè tagliare e dal dialetto “resga o rasga” che significa sega – segare .
La struttura passò di mano in mano tra diverse famiglie bergamasche; tra queste il nobile casato dei De’ Zoppo di origine longobarda, che intorno all’anno 1100 abitava nella “Torre del Gombito” a Bergamo ed il Condottiero Giorgio De’ Zoppo fu uno tra i suoi più illustri rappresentanti .
Alla sua morte le spoglie furono inumate nel chiostro del monastero di Sant’Agostino a Bergamo, con la posa di una lapide che riporta l’iscrizione “+ ISTUD MONIMENTUM EST MARTINI DE PALAZOLLIS FAMILIARISQUE DOMINI GEORGII DE ZOPPO MCCCXIIIII” (Questo monumento é di Martino De’ Palazzoli e del suo familiare Giorgio De’ Zoppo 1315)
Il Conte Carlo Lazzarini acquistò le proprietà della Rasica nel 1656 e la sua famiglia ne rimane proprietaria per oltre due secoli, preservando la Rasica dal degrado.
La chiesa edificata a fianco della filanda, dedicata a San Giovanni Battista, fu fatta costruire sempre dai Lazzarini nel 1750 e fu restaurata recentemente (anno 1983 secondo la targa esposta) anche se adesso appare in stato di abbandono.

Albori della Filanda “Rasica”
Nell’anno 1872 i Lazzarini cedettero l’intero complesso (mulino, segheria, fabbricati e alcuni fondi agricoli) all’imprenditore germanico Guglielmo Schroeder, che demolì le parti fatiscenti e costruì nuovi edifici, creando la filanda per la lavorazione e torcitura della seta.
La coltivazione del baco da seta era già diffusa a Bergamo e nel piccolo paese di Osio Sopra, che si sviluppò insieme alla filanda. Nel 1888, la Rasica contava più di 235 lavoratori, numero che crebbe a 520 nel 1906 e raggiunse quasi 700 nel 1927.








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I passaggi di proprietà
Wilhelm Schroeder gestì la filanda fino alla Prima Guerra Mondiale, quando nel 1914 decise di lasciare l’Italia.
La proprietà passò allora a Paolo Orsi Mangelli, un noto industriale tessile lombardo. Sotto la sua gestione, la filanda raggiunse il più alto livello occupazionale, impiegando 680 persone.








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Negli anni 1950, il settore manifatturiero affrontò una prima crisi che costrinse molte aziende alla chiusura. La Rasica, per garantire l’occupazione, introdusse la lavorazione delle fibre sintetiche. Nel 1952, la filanda divenne formalmente proprietà della SAOM (Società Anonima Orsi Mangelli), con sede a Milano. Le altre proprietà dei Mangelli a Forlì erano già passate sotto il controllo della OMSA (Orsi Mangelli Società Anonima).
La vecchia costruzione occupata dalla filanda fu quasi completamente abbandonata e nell’area libera all’interno della proprietà vennero edificati nuovi capannoni dove iniziò la nuova produzione.
La crisi degli anni 1970 e la decadenza
Verso la metà degli anni 1970, il settore tessile affrontò la crisi più profonda del secolo, che colpì molte grandi aziende locali, come la Manifattura Valle Brembana di Zogno, il gruppo Legler di Ponte San Pietro, la tessitura Crespi a Crespi d’Adda e la Filati Lastex di Redona.
Nel 1977, dopo due anni difficili sotto la gestione del gruppo dell’Avv. Gotti Pulcinari, la Rasica fu venduta a una cordata di industriali vercellesi, diventando Jet-Seta Industrie. All’epoca, la forza lavoro era meno della metà rispetto al 1975.
Negli anni 2000, sotto il nome di Interplast, la Rasica impiegava meno di un centinaio di dipendenti nella produzione di fibre sintetiche, ridotti di anno in anno fino ad una cinquantina.















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La situazione attuale
La “Rasica” ormai da anni ha cessato ogni attività e dal 2023 il Comune di Osio Sopra, in accordo con l’attuale proprietà la “Special Fabrics srl”, ha affidato la promozione di eventi culturali attraverso visite guidate all’associazione “Crespi d’Adda”, che ha già gestito ed organizzato i tour presso l’omonimo villaggio operaio.
Quale sia il destino di questo storico complesso industriale nessuno lo conosce con certezza. La proprietà ha presentato un progetto che prevede la trasformazione dell’ex Filanda in un complesso multifunzionale, parola che può significare di tutto, soprattutto basandoci sulla sorte toccata all’ex “Magazzino Bozzoli o Gallettaio” ed all’area circostante oggi diventati “Corte Brembo Loft”.
Nel 2021 è stato presentato, dallo Studio AAD, un progetto che prevede “il recupero e la riqualificazione dell’area industriale della Rasica, nel comune di Osio Sopra (BG) preservando il più possibile lo stato dei luoghi, il carattere industriale degli edifici presenti, andando contemporaneamente a dare un nuovo volto all’area. Le funzioni presenti sono principalmente residenziali, commerciali e servizi annessi valorizzando il sistema di vendita di piccoli negozi di vicinato e la vendita di prodotti locali a chilometro zero”.
Alla data odierna non si hanno ulteriori informazioni attendibili a cui fare riferimento.
Il Rientro
L’intero percorso dell’escursione storica si è svolto su strada tra la città di Dalmine e quella di Osio Sopra, sia all’andata che al ritorno. Chi fosse interessato ad avere la Mappa in formato .gpx del percorso o volesse ricevere ulteriori informazioni, può facilmente contattarmi per e-mail
Il Tragitto
É estremamente importante ricordare che ogni escursione deve essere affrontata con un’adeguata preparazione fisica e con un’attrezzatura idonea, in base al percorso ed alle condizioni meteorologiche.
Quindi, prima della partenza leggere attentamente le indicazioni che sono riportate di seguito.
- Classificazione difficoltà del percorso: FACILE
- Attrezzatura: CALZATURE DA TREKKING
- Preparazione richiesta: DISCRETA – PASSO SICURO
- Livello difficoltà Tecnica: 1 di 3
- Classificazione sentieri: SAC 1 – CAI “E”
- Durata prevista: h 3:00 circa
- Andatura media: 5,0 km/h (con svariate fermate)
- Lunghezza percorso: 14,7 km
- Abbigliamento: Stagionale, Dotazione Cambio, Protezioni Antipioggia
- Dati indicativi: dislivello +34 m -32 m Altitudine Max 206 m s.l.m Min 182 m s.l.m
Partenza
Dalmine, Osio Sopra
Rientro
Osio Sopra, Dalmine
La Mappa

La Mappa Interattiva del Percorso
Schiacciando il pulsante si apre la mappa interattiva del percorso di questa escursione ed itinerario storico.
Conclusioni
La produzione di seta ha origini millenarie, risalenti all’antica Cina, circa 5000 anni fa. L’allevamento del baco da seta, la filatura e la tessitura sono state attività fondamentali in provincia di Bergamo fino alla metà del 1900. La produzione bergamasca in quel lasso di tempo era di oltre due milioni di chilogrammi di bozzoli di seta!
Per avere un’idea più precisa dell’entità della produzione ai tempi, si pensi che da un bozzolo del peso di pochi grammi, si ricavano da 1200 a 2000 metri di filo di seta. L’allevamento del baco da seta era estremamente impegnativo e soggetto a rischi, ma anche la fase di lavorazione in filanda non era da meno.
Ambienti rumorosi, malsani per l’umidità, condizioni lavorative al limite della schiavitù erano considerati normali. I bozzoli venivano portati alle singole postazioni della filanda, composte da una “filandera” e due ragazze più giovani che dovevano immergere i bozzoli nelle bacinelle con acqua a 90°C.
La temperatura scioglieva la sericina, una sostanza collosa che indurisce il bozzolo, quindi le ragazze con piccole scope, dovevano percuotere i bozzoli per trovare l’inizio del filo di seta, da passare poi alla filandera, che univa da 5 a 10 fili di seta e li avvolgeva sull’aspo; le più abili potevano gestire in parallelo fino a tre o quattro aspi contemporaneamente.
La “Rasica” e tutte le persone del territorio che hanno interagito con essa, rimangono un’importante testimonianza della storia e della tradizione industriale della zona, che è doveroso salvaguardare e tramandare ai posteri.
“Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”
George Santayana
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