
“Chi ama le montagne sa leggere il tempo scritto nella loro roccia.”
Walter Bonatti
Alla sommità del Baluardo di San Lorenzo, uno dei punti più elevati delle Mura Venete di Bergamo, si trova una piccola altura familiare ai bergamaschi: la “Montagnetta”. Questo rilievo naturale emerge ancora oggi lungo il percorso delle antiche fortificazioni e conserva la memoria di una storia millenaria.
La sua formazione è dovuta a un affioramento roccioso noto come “Roccia di Sirone”, appartenente al cosiddetto “Flysch di Bergamo”. Questo complesso di strati rocciosi si originò circa 80 milioni di anni fa, quando l’intera area era sommersa da un mare tropicale poco profondo.
Con il lento sollevamento delle terre, spinte dalle forze tettoniche, queste rocce affiorarono formando una base solida che nei secoli fu utilizzata come fondamento per le fortificazioni cittadine.
Durante la costruzione delle Mura Venete, voluta dalla Repubblica di Venezia tra il 1561 e il 1588 per difendere Bergamo dagli attacchi nemici, la “Montagnetta” fu strategicamente incorporata nel sistema difensivo.
La sua posizione rialzata offriva un vantaggio naturale, servendo da riparo e punto d’osservazione. Non a caso, il Baluardo di San Lorenzo, su cui sorge, è uno dei più imponenti della cinta muraria, progettato per proteggere il settore meridionale della città.
Col passare dei secoli, tuttavia, la “Montagnetta” subì profondi cambiamenti. A metà Ottocento, l’Amministrazione Comunale di Bergamo autorizzò l’estrazione di grandi quantità di roccia per soddisfare la crescente domanda edilizia. L’impiego di esplosivi accelerò il processo, causando il drastico ridimensionamento della collina. L’altezza attuale è solo una pallida traccia rispetto all’aspetto originario.
Anche l’ambiente circostante fu modificato. Entro la fine del XIX secolo, i profondi avvallamenti che caratterizzavano l’area vennero colmati e il terreno fu livellato, favorendo la creazione di percorsi più agevoli per il passeggio lungo le mura. Oggi, passeggiando sul Baluardo di San Lorenzo, la “Montagnetta” appare come un’umile altura, ma resta testimone silenziosa di un passato in cui la natura, la guerra e il lavoro dell’uomo si intrecciavano senza sosta.
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