
“Uccidere un colpevole non lava il sangue versato, ma aggiunge sangue a sangue.”
Mahatma Gandhi, Leader politico e spirituale indiano (1869 – 1948)
La piccola Chiesa della Beata Vergine Addolorata, nota come “Chiesa dell’Ultimo Respiro”, si trova in via San Lorenzo 1 a Bergamo. È ricordata con questo nome perché, nei secoli passati, era l’ultimo luogo di preghiera per i condannati a morte.
Questi, incatenati mani e piedi, venivano condotti qui per ricevere conforto religioso prima dell’esecuzione. La sua storia si colloca tra il tardo Medioevo e l’età moderna, attraversando il dominio della Repubblica di Venezia e poi quello dell’Impero austriaco.
Durante il periodo veneziano (1428–1797), la pena capitale era inflitta a ladri, assassini ed evasori fiscali, mentre con la dominazione austriaca (1815–1859) furono giustiziati anche i patrioti che sostenevano l’unità d’Italia, ritenuti traditori dell’autorità imperiale.
I prigionieri, rinchiusi nella “Torre di Adalberto” all’interno della Cittadella, venivano scortati lungo le vie della città fino alla chiesetta, dove si fermavano per un momento di raccoglimento. Da lì proseguivano verso il piazzale della Fara, dove era eretta la forca. Il percorso, breve ma drammatico, era seguito da curiosi e soldati e rappresentava un rito solenne che segnava il passaggio dalla vita alla morte.
La facciata della chiesa conserva un affresco di grande intensità: il corpo di Cristo deposto tra le braccia di Maria, immagine che rifletteva il dolore delle madri e delle famiglie dei condannati.
Sopra l’affresco spicca lo stemma della famiglia Giupponi, con una corona a nove punte sorretta da piccoli angeli, segno di un’antica committenza nobiliare.
Oggi la “Chiesa dell’Ultimo Respiro” resta un luogo silenzioso e poco conosciuto, ma ricco di memoria. È testimonianza del rapporto tra fede, giustizia e potere nella Bergamo tra XV e XIX secolo, quando la religione accompagnava anche i momenti più tragici della vita civile.
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