
“Dalle alture si vede meglio il passato.”
Louis L’Amour
Il colle della Bastia è il più alto tra i colli di Bergamo, con i suoi 509 metri di quota. Supera di poco il vicino colle di San Vigilio e domina con la vista l’intero paesaggio circostante, compresa la valle di San Martino, storicamente schierata con la fazione guelfa.
In epoca medievale era noto come Mons Milionis, ossia “Monte di Milione”, secondo alcune interpretazioni legato a un antico toponimo o a un personaggio locale oggi sconosciuto.
Nel 1370, la valle di San Martino si sollevò contro i Visconti con l’appoggio di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde. Il suo obiettivo era espandersi verso est, e per farlo fece costruire un ponte sull’Adda, tentando l’invasione del territorio bergamasco.
Si sparse la voce di un’alleanza tra le comunità guelfe locali e le truppe sabaude. Bernabò Visconti reagì prontamente: inviò il figlio Ambrogio a guidare un esercito, arrestò i capi della ribellione e rafforzò le difese della città.
Fu in questo contesto che, nel 1373, venne costruita una fortificazione sul colle, chiamata “Bastia”, da cui il colle prese il nome attuale. Non si sa se la struttura iniziale fosse in legno o in pietra, ma alla fine del Cinquecento erano ancora visibili le fondamenta di una torre con cisterna. La Bastia aveva funzione di avvistamento e comunicazione: di giorno si usavano segnali di fumo, di notte fuochi visibili da postazioni come Carvico, Mapello e Sombreno.
Nello stesso anno, il conte di Savoia devastò per tre mesi la valle, in particolare le zone di Mapello e Carvico. Ambrogio Visconti morì durante la campagna: forse in battaglia, o forse giustiziato dopo la cattura. Bernabò rispose con una violenta rappresaglia: assediò i villaggi, saccheggiò il monastero di Pontida e ne trafugò libri e reliquie.
La Bastia divenne una delle quattro fortezze cittadine, dotata di guarnigione fissa, come la vicina Sombreno, poi trasformata in santuario mariano.
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