
“Le rovine di un castello parlano della caducità del potere e della memoria storica.”
Thomas Asbridge, storico britannico
Il Castello Visconteo di Trezzo sull’Adda si trova su un promontorio roccioso circondato su tre lati dal fiume Adda, in una posizione strategica già utilizzata in epoca longobarda. La tradizione attribuisce la prima fortificazione alla regina Teodolinda, sovrana dei Longobardi tra il VI e il VII secolo.
Tuttavia, le prime strutture documentate risalgono al XII secolo, quando l’imperatore Federico Barbarossa vi costruì una roccaforte, poi ampliata come residenza imperiale durante le sue campagne in Italia.
Nel 1370, Barnabò Visconti, signore di Milano, conquistò il castello ai Torriani e ne ordinò la ricostruzione. La nuova struttura, di cui oggi restano le rovine, era imponente e difesa da un ponte in muratura lungo 72 metri, sospeso su un’unica arcata che collegava il castello alla riva opposta dell’Adda.
Secondo le cronache, fu una delle opere più ardite dell’ingegneria medievale. Barnabò fu poi imprigionato proprio in questo castello dal nipote Gian Galeazzo Visconti, che lo fece morire nel 1385, pare con un piatto di fagioli avvelenati.
Durante il dominio spagnolo, tra XVI e XVII secolo, la rocca fu usata come prigione e successivamente abbandonata. Nel 1805, una parte venne demolita per recuperare materiali destinati all’Arena Civica di Milano e alla Villa Reale di Monza.
Solo a metà Ottocento, Giovanna Borghi, nuova proprietaria, bloccò le demolizioni e restaurò la salita alla torre. Nel 1891, il castello fu acquistato da Cristoforo Benigno Crespi, fondatore dell’omonimo villaggio industriale.
Oggi il castello è di proprietà del Comune di Trezzo sull’Adda ed è aperto al pubblico per visite guidate, eventi culturali e manifestazioni artistiche. Dalla torre si gode una vista spettacolare sul fiume e sul paesaggio circostante.
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