
“Voglio che i miei operai vivano bene, perché se vivono bene lavorano meglio.”
Cristoforo Benigno Crespi
Nel villaggio operaio di Crespi d’Adda, i lavatoi pubblici rappresentano una delle testimonianze più concrete dell’attenzione che la famiglia Crespi riservava al benessere dei propri lavoratori. Sorto alla fine dell’Ottocento lungo il fiume Adda, in provincia di Bergamo, questo villaggio fu progettato non solo come luogo di lavoro, ma anche come spazio in cui vivere dignitosamente.
A quell’epoca, la vita degli operai era segnata da difficili condizioni igieniche, alimentazione povera e carenza di cure mediche. Malattie come scabbia, rogna, vaiolo, tubercolosi e pellagra erano diffuse. La causa principale era la scarsa igiene, e per contrastarla i Crespi introdussero alcune soluzioni innovative.
Tra queste, i lavatoi pubblici ebbero un ruolo importante. Il primo fu costruito nei pressi della chiesa, in posizione centrale e comoda. Un secondo sorse più avanti, nella zona nord del villaggio. Realizzati in muratura con finiture sobrie ma curate, i lavatoi si armonizzavano con lo stile degli altri edifici.
Offrivano uno spazio coperto, diviso tra zona di lavaggio e zona di risciacquo, alimentato da un costante flusso d’acqua pulita. L’acqua, spesso riscaldata grazie al sistema industriale, rendeva il lavoro meno faticoso, soprattutto nei mesi freddi.
Queste strutture permettevano alle donne di lavare i panni senza doversi recare fino al fiume con carichi pesanti. Inoltre, favorivano l’igiene domestica e contribuivano alla salute collettiva. Accanto ai lavatoi, i Crespi promossero altri servizi sociali: case con bagni, una piscina coperta e colonie estive per i figli degli operai.
La costruzione del primo lavatoio fu anche frutto di un accordo con il Comune: in cambio dell’autorizzazione a realizzare una passerella sull’Adda, che ancora oggi collega Crespi a Concesa, la famiglia accettò di edificare l’opera pubblica.
Oggi i lavatoi di Crespi raccontano una pagina significativa di storia sociale e industriale, fatta di lavoro, dignità e visione.
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