
“Se vuoi vedere il miracolo dell’ingegno umano, guarda gli acquedotti.”
Frontino, (fine I sec. d.C.)
Lungo le pendici della collina bergamasca, nascosto tra il verde e i sassi del tempo, si snoda l’antico tracciato dell’acquedotto dei “Vasi”, un’opera ingegnosa risalente all’epoca medievale. Alcuni studiosi ipotizzano che il percorso riprenda quello di un acquedotto ancora più antico, probabilmente romano.
I “Vasi” servivano a convogliare l’acqua potabile verso la Città Alta, sfruttando la pendenza naturale del terreno. Il nome, curioso ma calzante, deriva dal termine latino “vasum”, ovvero contenitore: la parola indicava in origine recipienti per liquidi, ma col tempo si è estesa a strutture idrauliche come condotte e cisterne.
Il percorso inizia a monte della città, nei pressi della sorgente della Noce, situata a 435 metri di altitudine, e termina a Porta Sant’Alessandro, a quota 365 metri. Il dislivello di circa 70 metri permetteva all’acqua di fluire per gravità.
Lungo il tracciato, l’acqua veniva raccolta in tre cisterne, dove si decantava e si ripuliva naturalmente prima di raggiungere le fontane della città. Una delle più importanti destinazioni era la grande cisterna del Fontanone, sotto l’ex Ateneo in piazza Mercato del Pesce, che durante la dominazione viscontea serviva gran parte della popolazione urbana.
Ancora oggi è possibile seguire il tracciato dell’acquedotto percorrendo il sentiero 912, noto anche come “Via dei Vasi”, che si imbocca da via Ramera. Lungo il cammino si incontrano strutture chiamate “Uschioli”, piccoli accessi in muratura che servivano per ispezionare il canale e la vasca di decantazione. Uno si trova subito dopo la scalinata iniziale, un altro nei pressi dello spiazzo con la Madonnina.
La manutenzione di questo fragile sistema idrico era affidata ai “Fontanari”, che fino alla fine dell’Ottocento vegliavano sulle acque della città, garantendone purezza e continuità.
Oggi, quel reticolo di pietre e ingegno sopravvive nei sentieri, nei toponimi e nella memoria di una Bergamo che, anche nell’acqua, ha saputo trovare cultura e identità.
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