
“Ogni soglia attraversata segna una rinascita.”
Hermann Hesse, scrittore e poeta (1877–1962)
Porta Sant’Alessandro è una delle quattro porte che si aprono lungo le Mura Veneziane di Bergamo Alta, sul lato occidentale della città. La sua storia è legata alla costruzione delle fortificazioni volute dalla Repubblica di Venezia nel 1561, in pieno Rinascimento, per rendere più sicura la città.
Per far posto alle mura, fu demolita l’antica Basilica di Sant’Alessandro, edificata nel VI secolo sul luogo dove, secondo la tradizione, era sepolto il martire Alessandro, patrono di Bergamo. La distruzione del santuario suscitò la protesta dei cittadini, ma le esigenze difensive della Serenissima prevalsero.
La costruzione della porta terminò nel 1565 sotto la direzione del Capitano Lorenzo Donato. L’edificio, solido e sobrio, fu realizzato in pietra grigia fino al cordone e completato nella parte superiore con pietra gialla, secondo uno stile rinascimentale essenziale che univa funzionalità ed equilibrio.
La porta controllava l’accesso occidentale alla città e difendeva l’acquedotto che portava l’acqua dai colli, risorsa indispensabile in caso di assedio.
Nel 1958 l’architetto Luigi Angelini curò un intervento di restauro e propose di collocare nel timpano il leone di San Marco, simbolo della Serenissima, scolpito in pietra di Vicenza da Antonio Milani.
L’aggiunta restituì alla porta il segno del dominio veneziano e il valore storico di una città che, nei secoli, ha saputo integrare difesa e bellezza.
Oggi Porta Sant’Alessandro rimane non solo un passaggio verso i colli, ma anche una testimonianza viva del Rinascimento bergamasco e delle trasformazioni che hanno modellato la città.
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