“I luoghi non muoiono mai del tutto: restano in attesa di qualcuno che li ricordi.”
Cesare Pavese, scrittore e poeta italiano (1908-1950)
Mulera è una piccola frazione di San Giovanni Bianco, in Val Brembana, a 705 metri di altitudine. Conta oggi appena 34 abitanti, ma conserva un aspetto ordinato e curato. Le sue case in pietra, disposte lungo i pendii montani, testimoniano la continuità di un abitato che, pur modesto, non ha mai perso vitalità.
Poco distante dal nucleo principale si trova una contrada semiabbandonata, dove il tempo sembra essersi fermato. All’ingresso di questo piccolo agglomerato si incontra una santella mariana restaurata, che reca un’iscrizione con l’indulgenza concessa dal vescovo Guidani nel 1881.
La data suggerisce che la maggior parte delle costruzioni risalga alla fine dell’Ottocento, periodo in cui la montagna bergamasca conobbe una lenta trasformazione economica e sociale. Accanto alla santella si apre la vista su un grande casale crollato, privo del tetto e avvolto dalla vegetazione, circondato da muri che un tempo delimitavano stalle e fienili.
Non lontano, alcune abitazioni mostrano segni di abbandono: porte divelte, finestre senza vetri, travi marcite. Tuttavia, accanto a queste rovine emergono due edifici recuperati con attenzione: una vecchia stalla e un piccolo casolare ristrutturato, ornato di fiori e gerani.
Questi elementi, semplici ma significativi, indicano il desiderio di restituire vita a un luogo dimenticato. La contrada di Mulera riflette così la condizione di molti borghi montani lombardi, dove lo spopolamento del Novecento ha lasciato silenzi e memorie.
Mancano documenti precisi sulle famiglie che vi abitavano, ma il cammino tra le rovine rivela tracce di un passato contadino, fatto di lavoro nei prati, allevamento e piccole attività legate alla valle.
Oggi il contrasto tra le case in rovina e quelle restaurate suggerisce un lento ritorno d’interesse verso la montagna. Mulera rappresenta, in questo senso, un esempio di equilibrio fragile tra memoria e rinascita, dove la cura di pochi, conserva il valore di un intero paesaggio umano.
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