
“Dietro ogni torre c’è una sentinella, dietro ogni porta una storia.”
Victor Hugo
Nascosta tra le case del quartiere di Longuelo, a Bergamo, si trova una costruzione antica che pochi notano, ma che un tempo aveva un ruolo fondamentale: il portone di San Matteo. Conosciuto anche come “Stongarda di Longuelo”, questo varco rappresentava uno degli ingressi strategici alla città, controllando l’accesso dai Colli di Bergamo lungo l’antica strada che collegava Ponte San Pietro al centro urbano.
La sua storia risale al 1256, quando venne costruito in muratura durante il mandato del podestà Filippo D’Asti. Sostituiva una più modesta struttura in legno, documentata già nel 1249.
Tra tutte le porte che proteggevano le vie d’accesso alla città nel basso Medioevo, questa è l’unica a essersi conservata.
La costruzione presenta due archi distinti: uno a tutto sesto rivolto verso monte e uno a sesto acuto rivolto verso valle. Entrambi sono inseriti in una robusta struttura rettangolare in pietra.
In passato, la porta era sormontata da una torre e da una copertura, elementi oggi scomparsi ma che servivano ai soldati per controllare il passaggio e difendersi in caso di attacco. La torre permetteva anche di scrutare l’orizzonte, segnalando per tempo l’arrivo di nemici o viandanti sospetti.
L’origine del nome Stongarda è affascinante e richiama le influenze germaniche presenti in Lombardia durante il Medioevo, quando i Longobardi e poi i Franchi lasciarono profonde tracce linguistiche e culturali. Il termine deriva probabilmente da stein (pietra) e gard (difesa, fortificazione), traducibile quindi come “fortezza di pietra”.
Oggi, la Stongarda di Longuelo è una delle poche testimonianze rimaste delle antiche difese bergamasche. Silenziosa e appartata, racconta una pagina della storia medievale della città, quando bastioni, torri e porte scandivano il confine tra sicurezza e pericolo.
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